Jj1 il ribelle – da La pelle dell’orso – di MARGHERITA D’AMICO
Al momento della cattura, nel maggio del 2000, si valuta che Joze abbia sei anni. Pesa centoquaranta chilogrammi ed è il quarto orso bruno, nel giro di dodici mesi, prelevato in Slovenia e rilasciato in Trentino all’interno del parco naturale Adamello-Brenta, destinatario di fondi Life dell’Unione Europea per un progetto di ripopolamento della zona dove i plantigradi sono pressoché scomparsi.
Il giorno successivo al trasferimento di Joze viene portata anche Irma, femmina adulta. Il loro arrivo segue a quello del maschio Masun e delle orse Kirka e Daniza che per prima, nel luglio 2000, si libera dal radiocollare che ne permette la localizzazione. I dieci orsi complessivamente liberati in Trentino nell’arco di due anni vengono controllati, durante una seconda fase, attraverso residue marche auricolari trasmittenti, anch’esse della durata limitata. Quindi, per mantenere il contatto con i plantigradi, non rimangono che le tecniche naturalistiche, ovvero il rilevamento degli indici di presenza attraverso impronte o tracce organiche.
La prima femmina con cui Joze, orso solitario e dopo la reintroduzione quasi mai avvistato, decide di accoppiarsi è Kirka, che nel 2001 mette al mondo Ghez e Spor, evento che nella regione non si verificava dal 1989. Nel 2003 si appura che Joze è padre anche dei due piccoli di Maja, l’ultima arrivata dalla Slovenia. Uno viene predato da un’aquila, alla superstite si dà nome Alba. Nel 2004, anno in cui il progetto Life Ursus si conclude in termini di finanziamenti e burocrazia (non nelle aspettative, dalo l’impegno profuso e la cura, da parte della Provincia di Trento, di tutta una serie di aspetti legati alla convivenza con gli orsi, inclusi rapidi risarcimenti ai cittadini in caso di occasionali dalli a colture, arnie, pollame) a partorire altri due cuccioli che le analisi genetiche attribuiscono a Joze è Jurka.
Giunta nel 2001 all’età presunta di quattro anni, pesa una novantina di chili. Ha il mantello bruno chiaro e una certa personalità. Gli sloveni spiegheranno poi che un orso su otto può in media dimostrarsi difficile, ovvero troppo confidente verso le proprietà umane. Niente di grave, se nopn fosse che Jurka non disdegna di compiere brevi incursioni presso apiari, pollai e piccoli allevamenti di conigli. Visto col senno di poi, lo fa accompagnata dai figli. Così JJ1 e JJ2, dalle iniziali dei genitori, imparano arte e educazione.
Per questo la notte del 23 agosto 2006, due mesi dopo i fatti della Baviera, Jurka verrà ricatturata con la tecnica anestetica del free ranging e nuovamente munita di collare e marche auricolari. Quindi, qualche tempo dopo, imprigionata in un recinto del Santuario di San Romedio, gestito da religiosi che in omaggio al loro patrono (si dice che il santo avesse cavalcato un orso dopo che questi gli aveva sbranato il cavallo) accolgono in gabbia plantigradi bollati come difficili. Si spendono milioni di euro per reintrodurre gli orsi in natura e poi quelli che non piacciono vengono isolati nelle stie dei preti.
….
Ma è il maggio 2006 e a Jj1, che non ha ancora raggiunto la maturità sessuale ma è nell’età di cercarsi un territorio proprio, la tarda primavera delle regioni del nord si spalanca come un irresistibile invito. Non sa che di suo fratello Jj2, spostatosi attraverso l’Alto Adige verso Austria o Svizzera, non si hanno notizie dalla fine del letargo 2005, tanto che i responsabili del Parco paventano l’opera dei bracconieri. Non lo sa e non avrebbe comunque importanza, di fronte al fiorire dei sentieri che uniscono l’Europa. Il passaggio in Austria viene rilevato senza entusiasmo, poiché gli si riconosce di aver rovinato delle arnie. Preceduto da tale fama, fa il suo ingresso in Germania.
Qui Jj1 scorrazza per un po’ mantenendosi nelle regioni meridionali, non lontano dal confine austriaco. Forse il breve impiego della squadra con i cani finlandesi l’ha messo in allerta, sempre che sia davvero sfuggito, come si dice, a un tentativo di cattura nei pressi di Garmish-Partenkirchen. In ogni caso sembra si stia spostando perlopiù in acqua, come per non lasciare tracce. Chissà.
Il 15 giugno, dopo alcune settimane di silenzio, proprio accanto alle sponde del bacino di raccolta idrica di Sylvenstein, nei pressi di Bad Toelz, un automobilista racconta che un orso, appena uscito dal laghetto, ha attraversato la strada urtando il suo veicolo. Senza dare però l’impressione, giudicando dalla rapidità della fuga, di aver riportato gravi ferite. Dieci giorni dopo, la notte fra il 25 e il 26, Jj1 si avvicina al lago Spitzing, nella contea di Miesbach, in Baviera.
Da qualche tempo sembra che non lo segua più nessuno. Se pure prova una vaga inquietudine, questa non ha niente a che spartire con lo sgarbo di un paese a un altro in seno alla stessa comunità, o con i comunicati di ministri e cancellieri. Né con i pupazzi e gli striscioni, gli animalisti che domani intendono coprirsi di finte pellicce e invadere le foreste, i termini ribelle, eroe, orso problematico.
Non c’è nient’altro che lo riguardi se non la sua esplorazione. C’è tutto quel vigore che lo pervade, gli odori del bosco come una carezza fra le narici. E poi, lo specchio luccicante. Tenersi vicino all’acqua gli è sempre stato favorevole. Quella riva è proprio un bellissimo posto dove aspettare l’alba.
da La pelle dell’orso di Margherita d’Amico (Mondadori, 2007)
Nota: JJ1 fu ucciso prima del sorgere del sole del 26 giugno 2006, qualche ora prima che l’ordine di abbatterlo fosse effettivo, da un gruppo di cacciatori. Il Parco dell’Adamello Brenta chiese di riavere indietro le sue spoglie e il permesso fu negato; si disse che JJ1 sarebbe stato impagliato e esposto in un museo bavarese. Di JJ2 non si ebbero mai più notizie. Due anni dopo, un terzo figlio di Jurka, JJ3, fu ucciso a fucilate in Svizzera, malgrado i tentativi di dissuadere il governo elvetico.
Nel 2010, dopo quattro anni di isolamento, grazie all’opera di associazioni animaliste Jurka è stata trasferita in un santuario tedesco. Un’oasi piccola, ma dove può almeno godere della compagnia di suoi simili.