Per una manifestazione efficace – di Luciana Marinangeli
In occasione di due manifestazioni importantissime per l’ambiente e gli animali, quella del 19 settembre 2010 a Venezia contro la caccia e quella del 25 dello stesso mese a Roma per far annullare l’atroce delibera dell’Unione Europea che ha mantenuto e incrudelito l’atroce, barbara pratica della sperimentazione animale andando all’indietro rispetto all’orientamento degli USA e delle più illuminate posizioni scientifiche – l’autorevole rivista “Nature”.
Due manifestazioni di valore capitale, e di gran successo, ho voluto ricordare le strategie che si sono dimostrate vincenti.
Primo: una manifestazione è una COMUNICAZIONE, in questo caso all’opinione pubblica e alle autorità.
La comunicazione ha delle leggi. Bisogna conoscerle, altrimenti non si raggiunge lo scopo, che è l’attenzione e la condivisione delle ragioni presentate.
Basilare regola della comunicazione, anche sui manifesti e sugli striscioni di un corteo, è il RISPECCHIAMENTO di ciò che ha detto o fatto l’altro.
Nel caso della vivisezione, l’Unione Europea col suo efferato decreto.
DOPO, si introduce la nostra richiesta, o programma, o proposta.
Lo schema è:
AA–AB-
che tradotto in un manifesto sarà, per esempio:
prima frase, far parlare l’avversario
“L’Unione Europea vuole continuare, anzi incrementare la sperimentazione animale”
che è il rispecchiamento (AA) dell’interlocutore, la UE appunto.
La frase seguente nello stesso cartello sarà
“La sperimentazione con cellule staminali senza animali è più sicura, meno costosa, più veloce e rispetta la vita di milioni di esseri viventi”
che è la nostra richiesta o proposta o programma(AB).
Se parto subito delle nefandezze dell’avversario lo metto in posizione di sola difesa e posso suscitare ostilità in chi assiste al corteo e non ama dimostrazioni troppo esplicite di odio o di potere, o può anche provare paura di fronte alla nostra belligeranza.
Bisogna incoraggiare i timidi potenziali alleati, ancora muti e fermi sui bordi della strada, mostrando sempre rispetto della propria e altrui dignità.
Personalmente, dopo tante manifestazioni, alcune delle quali vittoriose, ho visto che funziona molto mantenere sfilando un viso sempre sorridente- che significa: sicuro della vittoria, anche se dentro abbiamo pianto pensando a quelle povere creature straziate.
Mandare con l’espressione del viso il messaggio, tanto più potente perché non verbale, che per la battaglia per cui combattiamo e in genere nella vita noi optiamo radicalmente per il coraggio, e per il desiderio di cose buone. Non per convinzione o per ottimismo innato: per strategia.
Secondo: una manifestazione deve COLPIRE IL CUORE, LA PANCIA, LE EMOZIONI.
L’essere umano vive la maggior parte del tempo in stato emotivo. Sente amore, oppure odio, gioia, o tristezza, e pochissimo in stato razionale. Perciò bisogna arrivare alle emozioni, far leva su di esse.E cosa di meglio degli strumenti delle arti, la musica, i disegni, i clown, i cantanti, il coro, i vessilli, i fischietti,la maschera di Madre Natura, il tamburo, strumento meraviglioso usato da ogni sciamano per rianimare il cuore del suo malato?
Anche lo sciamano, il medicine-man delle popolazioni originarie, usa le leggi della comunicazione per ottenere la reazione positiva del suo paziente. Egli prima rispecchia il battito patologico del cuore del malato, ripetendone il ritmo disordinato (AA), poi introduce il proprio battito; ordinato, calmo, (AB) guidando il cuore del paziente verso la calma della salute.
In un corteo un tamburo ritmato, solenne, ben spaziato, induce sicurezza e potenza, avvolge di gloria il passo della folla.
Nella vittoriosa dimostrazione del 1991 per la legge sul randagismo, che venne poi votata, quel ritmo solenne, tranquillo, lo diedero i numerosi cani portati dai padroni alla manifestazione.
Sfilarono ai due lati del corteo calmi, silenziosissimi, formali, come sapessero di trovarsi in momento importante.
Terzo: Una manifestazione è qualcosa che si vede, perciò i dimostranti oltre che fare il loro lavoro di strillare forte e marciare coi vessilli devono restare fin dall’inizio consapevoli che stanno dando uno spettacolo, che sono in quel momento dei soldati.
E come si comportano i soldati in battaglia?
Anzitutto, marciano uniti: non camminando solo col gruppetto di amici loro qui, ma anche vicino agli altri delle altre associazioni, procedendo serrati senza lasciare vuoti di strada in mezzo, cosa che ha un effetto indebolente.
I soldati in parata non fanno fughette laterali per infilarsi in un bar a bere una cosa; non chiaccherano tra di loro creando gruppuscoli che sfarinano l’effetto di blocco.
E’ vietato dal buon senso girare quà e là chiaccherando con questo e con quello, magari coprendo o lasciando cadere uno striscione, e riunendosi solo per la fotografia per i giornali. I soldati che sanno il fatto loro reggono bene le aste degli striscioni e delle bandiere evitando che pendano all’ingiù o sovrapposti. Lo striscione e la bandiera sono le cose che si notano di più in una manifestazione ed è importante che rimangono visibili.
Nei film guerrieri di Akira Kurosawa, il grande regista giapponese, l’apparizione dei vessilli, perfettamente schierati,vicini, verticali, altissimi, in rigido assetto formale, annuncia la presenza dell’esercito in guerra e la sua ferma decisione di combattere restando sempre in piedi.
Perché parlare di guerra e di battaglia, mi si obietterà: siamo pacifici, andiamo a dimostrare per amore della natura e della vita.
Benissimo: un manifestante informato delle strategie utili per la sua causa è meglio di un manifestante senza idee su come comportarsi e che magari si vergogna di un po’ di sana tattica.
Pure Cristo, quando è stato necessario, ha combattuto non solo con le parole, rovesciando i banchetti dei mercanti nel tempio. Quanto a Gandhi, la sua non violenza, con cui vinse gli inglesi, non era solo “combattere senza violenza”, ma era più precisamente “insistere, combattendo senza violenza, ma insistere”, che è la strategia psicologica della goccia d’acqua che scava la roccia, la strategia del gesto di coesione dato da un ottimo coordinamento di tutti i partecipanti a una manifestazione.
E che queste parole valgano per tutte le manifestazioni, per un’idea di giustizia, per i ragazzi disabili lasciati senza insegnanti di sostegno, per la scuola, per i disoccupati, per il Sud, per i carcerati, per i vecchi, per i soli e i dimenticati del mondo. Per quanto mi riguarda, accanto a loro ci sarò sempre.
Luciana Marinangeli è scrittrice, francesista e presidente dell’Associazione l’Alberata